Megaupload chiuso dall'FBI

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    † Re Dei Piedi †

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    Arrestato il fondatore, rischia 50 anni. Si tratta dei più popolari archivi di film e musica online, spesso usati per diffondere materiale protetto da copyright. In manette Kim Schmitz e altre tre persone, gli indagati in totale sono sette. I pirati attaccano il sito della giustizia Usa, dell'Universal, della Riaa e dell'Mpaa.

    NEW YORK - Pugno di ferro degli Stati Uniti contro la pirateria digitale: l'Fbi, in collaborazione con il Dipartimento della Giustizia americano, ha chiuso il sito Megaupload.com e Megavideo.com, ottenendo l'arresto del fondatore e di altre tre persone.

    Megaupload è uno dei più noti e più imponenti archivi di film, musica e software, spesso pubblicati senza autorizzazione. Secondo l'accusa, l'attività di Megaupload è costata più di 500 milioni di dollari in mancati profitti ai leggittimi detentori del copyright.

    Il fondatore del sito, Kim Schmitz, e altri tre sono stati arrestati in Nuova Zelanda su richiesta delle autorità statunitensi. Altre due persone sono ricercate e numerose altre due risultano incriminate. L'atto di forza arriva a 24 ore dallo sciopero di internet 1 per protestare contro il Sopa, la legge antipirateria in discussione al Congresso che, secondo molte internet company tra cui Google e Wikipedia, metterebbe a repentaglio la libertà di espressione online.

    L'offensiva dei pirati. La risposta degli hacker non si è fatta attendere: anunciando su Twitter l'operazione #OpMegaUpload, l'attacco di alcuni individui legati ad Anonymous ha reso irrangiungibili i siti del dipartimento di Giustizia statunitense, della casa discografica Universal, della Recording Industry Association of America (Riaa) e della Motion Picture Association of America (Mpaa).

    Cos'è Megaupload? Tecnicamente il sito si presenta come un "cyberlocker", una sorta di magazzino tramite il quale gli utenti possono archiviare file troppo grandi da spedire via e-mail per condividerli in via riservata con altre persone. Un uso del tutto leggittimo nel quale si innesta una zona grigia di illegalità, poiché molti caricano file protetti da copyright e poi diffondono il link per scaricarli su forum e blog, mettendo di fatto in piedi un giro di contenuti pirata. Megaupload guadagna vendendo pubblicità sulle sue pagine e facendosi pagare da gli utenti che vogliano scaricare più di un certo numero di file a velocità più elevata.

    In un comunicato pubblicato poco prima della chiusura, Megaupload bollava come ridicole le accuse di violazione del copyright, affermando che "la stragrande maggioranza del traffico generato dal sito è legale. Siamo qui per restare", garantiva Megaupload, aprendo al dialogo con l'industria dell'entertainment che, scrivevano gli autori del messaggio, "vuole avvantaggiarsi della nostra popolarità".

    Di tutt'altro avviso il Dipartimento di Giustizia, secondo il quale Megaupload "ha riprodotto e distribuito illegalmente su larga scala copie illegali di materiale protetto da copyright, tra cui film - anche prima dell'arrivo in sala - musica, programmi televisivi, libri elettronici e software. Le accuse nei confronti degli indagati sono pesanti: associazione a delinquere finalizzata all'estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d'autore. Rischiano oltre 50 anni di prigione ciascuno.

    Megaupload, il destino degli account premium.

    20 gennaio 2012
    Tutto da chiarire cosa accadrà alle persone che hanno pagato per il servizio del sito chiuso dall’Fbi.


    “Uno schema di Ponzi”: questa è una delle accuse che vengono rivolte ai gestori di Megaupload e Megavideo, i siti di file e videosharing chiusi dall’Fbi che ha arrestato al contempo i titolari del servizio con accuse che, se confermate, potrebbero valere anche 50 anni di galera. La situazione, in questi minuti, è particolarmente delicata, soprattutto per un aspetto: il destino delle persone che avevano creduto in Megaupload, e che quindi avevano acquistato un account premium. E, a secondo di come sarà gestita proprio la questione dell’utenza pagante, il caso Megaupload diventerà un precedente storico per la comunità online.

    PAGATI PER ESSERE PIRATI – Partiamo dalle accuse formulate dall’Fbi. “I cospiratori”, scrive il Bureau, “hanno condotto la loro operazione illegale usando un modello di business espressamente disegnato per promuovere l’uploading dei contenuti più popolari e coperti da copyright, disponibili a milioni di utenti per il download. Le accuse indicano che il sito era strutturato per scoraggiare la maggioranza degli utenti dall’uso personale e a lungo termine di Megaupload, perché i contenuti non scaricati venivano automaticamente cancellati”. Ancora, “gli accusati offrivano un programma di ricompense che forniva agli utenti incentivi finanziari per caricare contenuti popolari e portare traffico al sito, spesso attraverso website creati ad hoc noti come linking sites. Gli accusati pagavano inoltre utenti, di loro conoscenza, perché sapevano che avrebbero caricato contenuti protetti da copyright e avrebbero poi pubblicizzato i link in tutto il mondo”. Sono accuse articolate e tutte da provare: primo, bisogna capire chi siano questi “utenti qualificati” che lo staff di Megaupload avrebbe pagato per caricare contenuti pirata: essi potrebbero essere tranquillamente qualificati come complici della pirateria diffusa. Dopodiché, bisognerà capire quali diritti e quali conseguenze avranno gli utenti che hanno pagato il sito per un servizio premium.

    LE VITTIME – In quello che potrebbe davvero rappresentare il primo “crack” di una realtà online, che gli utenti avevano sovvenzionato, dunque investendo nella realtà in cambio di servizi, ottenere il rimborso da Megaupload non sarà facile. A chi chiederlo? Ai titolari del servizio, arrestati, e accusati di reati da cinque decenni di prigione? Siamo davvero in un universo nuovo, in un area senza precedenti, il che è effetto diretto della mancanza assoluta di legislazione della rete – caratteristica, questa, strenuamente difesa dalle realtà online, abitanti nuovi di una terra inesplorata che chiedono di rimanere nel loro libero paradiso. In questi minuti tutti i commentatori delle notizie postate online si fanno la stessa domanda: che ne sarà delle persone che hanno pagato per il servizio? Se la figura giuridica che gli inquirenti stanno ricostruendo è quella dello schema di Ponzi, una truffa multilivello in cui il truffatore chiede soldi per un investimento poco sicuro (come Megaupload, hosting di contenuto pirata) offrendo in cambio servizi (il download libero per tutti degli stessi contenuti), il che aiuta l’investimento ad acquistare credibilità e forza, attirando nuovi investitori a catena fino a quando la fragile realtà non collassa, i sottoscrittori di un abbonamento premium non hanno molto da stare allegri: i creditori di Bernard Madoff, che ha messo in piedi il più recente e più grande schema di Ponzi, non hanno ottenuto niente dall’arresto del truffatore.

    fonti: repubblica.it e giornalettismo.com
     
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  2. nicefeetlove
     
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    A dire il vero non sono tanto sorpreso da questa notizia! Era solo questione di tempo...era inevitabile una fine del genere!
    Personalmente ritengo, che anche il resto dei colossi del filesharing debbano guardarsi bene le spalle se vogliono salvarsi la pelle! Cacchio...50 anni sono tanti! ne vale davvero la pena continuare su questa linea (ovvero la linea della pirateria) pur di guadagnare??? Questa è la domanda che farebbero meglio a porsi tutti i gestori di siti come MegaUpload!
     
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    Secondo quanto trapelato per la Rete, sarebbero molti i domini che tentano il phishing cercando di approfittare dello scandalo Megaupload aprendo velocemente siti web in cui si riannuncia una apertura dello stesso, spacciandosi magari proprio per il team di gestione di Megaupload.

    Quindi almeno per il momento, è consigliato NON loggare con i propri dati su questi siti web ed attendere l'evolversi della situazione prima di perdere pass e account a favore di chi gioca con l'ignoranza della gente.


    Significato di phishing: Il phishing è un tipo di truffa via internet attraverso la quale un aggressore cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali sensibili.

     
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2 replies since 20/1/2012, 08:42   79 views
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